DOMANI

E’ persino divertente ascoltare quelli che da sempre sono bravi. Abili narratori di un mondo triste da guardare con l’occhio torvo di chi sa, comunque dovesse finire, che alla fine andrà male. Una mentalità tipicamente perdente senza smarrire — sia chiaro — il polso della situazione reale, tuttavia da leggere con il distacco di chi non intende piegarla alle sue ragioni politiche e personali.

Sin da bambino ho ascoltato di un paese che non ce la poteva fare. Perennemente immerso in una transizione critica, alla ricerca di un modo per sfuggire ad un baratro sempre alle porte ed incapace di risollevarsi.

Per abitudine verrebbe voglia pure di crederci. Se non altro perchè è più facile rassegnarsi che non provarci, perchè è assai più semplice addossare ad altri colpe che sono anche proprie nell’eterno conflitto tra cambiamento e conservazione anzitutto culturali.

Tornati come siamo nella prima repubblica del partitismo consociativo e proporzionale, riappare il velo che offusca il tema del da farsi e della speranza. Un qualcosa che vive di un dinamismo da procurare, impegnandoci a leggere i fatti con l’occhio del giorno dopo. Una lungimiranza non sempre facile, ma necessaria a cogliere il vero punto di ricaduta di ogni scelta.

L’”immediatismo” che condisce ogni giudizio, che chiude ogni valutazione nel perimetro asfittico di una convenienza di parte da effetto immediato, è esso stesso un limite invalicabile. Quello che rappresenta la differenza tra statismo e politica da cortile, una differenza che per natura, vocazione ed origini proprio il PD avrebbe dovuto superare.

Dieci anni dopo gli entusiasmi variamente spontanei e convinti di chi fondò il “partito nuovo”, ci ritroviamo all’indomani di un percorso improvvisamente a ritroso. Con scissioni più o meno parziali che intendono azzerare ogni tentativo di sfuggire alle vecchie partitocrazie. In un gioco di sponda tra diversi accomunati dal nemico che unisce, secondo il costume che per anni ha tenuto in vita tanti opposti conflittuali solo per forma ma non per sostanza.

Il 10 marzo vivremo l’avvio di una nuova occasione che intendiamo darci. Da simpatizzante, appassionato e militante dico a tutti e a me stesso: cerchiamo di non sciuparla con ciò che in poche settimane forse sta cambiando anche noi.

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