E SI’, AVEVA RAGIONE GIACHETT’I

Io non ci sto più.

Da iscritto e militante storico di una “sinistra” divenuta più sedicente che reale almeno negli intendimenti di chi se ne fa promotore, è inaccettabile l’atteggiamento assunto dalla minoranza Dem. Indegna rappresentanza di un paese visto solo come contenitore di consensi e non come il riferimento di una politica che da fine sappia farsi mezzo.

Il gioco venuto allo scoperto ormai è chiaro: ciascuna azione della minoranza è finalizzata ad eliminare politicamente Renzi, come fu per Veltroni. Usando il mezzo della scissione e del NO ad oltranza ad ogni proposta, anche quando sono accolte le istanze della minoranza. Un NO alla fine fatto pesare proprio al leader Dem, in un gioco al massacro già in atto con il referendum del 4 dicembre e da ripetersi con le prossime amministrative. Passaggio essenziale intorno a cui fissare le date congressuali (possibilmente dopo il voto) verso una sconfitta elettorale da costruire a tavolino, prendendo tempo e logorando una leadership sconfessata dalle urne senza passare, magari, per primarie e congresso.

Dunque un comportamento vergognoso che non scopriamo oggi. Nel segno di un’ unità e di un buon senso tuttavia pronunciati a gran voce, quasi a dire che chi vuol scindersi è la maggioranza e non, come sarebbe normale che fosse e come appare, la vecchia ditta dalla scarna rappresentanza.

I territori, del resto, ci raccontano da tempo l’infausta deriva a cui siamo avviati. Una riedizione stanca di un “diessismo” di strateghi, tattici e imitatori di un verbo che mira alla sopravvivenza di una classe dirigente dal perimetro sempre più circoscritto. Abili narratori di una storia già giudicata (febbraio 2013) e rigettata da una nazione che vorrebbe guardare altrove nonostante tutto.

Nel mezzo un referendum che ha certificato l’ostilità di una periferia politica che ha finto il SI’ per sostenere il NO. Pur reclamando ruoli e visibilità che presupporrebbero una qualche capacità di intercettare i bisogni della gente. La stessa persuasa dal populismo crescente, che ha come padre la filosofia di una ditta che prima di Grillo è la prima ad aver imbonito la creduloneria popolare. E su questo, piaccia o no, ringrazio il Cielo di non aver vissuto il PCI. Per me sarebbe stata una colpa …

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