CHI SIAMO ?

Ci sono quelli che distinguono tra Stato e Protezione Civile, Vigili del Fuoco, forze di polizia e militari. Come se fossero entità distinte dove le seconde, straordinarie nella loro opera, rappresentano un qualcosa legato ad una chissà quale confraternita o ente privato, nonostante siano un tutt’uno con quello Stato – appunto – di cui sono espressione.

In queste ore si accavallano giudizi e valutazioni alla bell’e meglio, tipici di un opinionismo perennemente incazzato e sempre a caccia di un colpevole. A soddisfare la rabbia aizzata ad arte da quelli che sono particolarmente abili nella circonvenzione di incapaci, soggetti in odor di stelle che si appassionano al racconto che colma un vuoto anche sul piano personale.

L’Italia “solidale” è la stessa che si uccide da sola, che fa le pulci agli sms sottoposti alla gogna giustizialista di un popolo dabbene. Che ignora le regole e soprattutto la logica di un utilizzo che avverrà quando le donazioni saranno chiuse. Con le disponibilità chiare su cui impostare gli interventi a sostegno dei luoghi colpiti dalle calamità degli ultimi mesi e degli ultimi giorni, una roba, a guardar bene, che chiunque potrebbe capire.

Ma è più comodo ergersi a paladini di un “giusto” fai da te, inseguendo la scia di giudizi bufalari che attirano semplici e semplicioni nell’economia di una mera speculazione politica. Donne e uomini che dimenticano la dignità di un giudizio che meriterebbe contenuti più utili ed affidabili, senza scadere nella superficialità che s’appiccica come una seconda pelle sull’istinto di troppa nazione.

Risvegliare la coscienza e non il pietismo è un modo per dare una mano. Tanto più di fronte a tragedie che richiedono un paese unito nella disfatta ma capace di rialzarsi, con persone veramente solidali e lontane dalla sterile polemica che vuole un untore a tutti i costi. Il male peggiore di una comunità mai tale, in un insieme indistinto di soggetti con la ricetta sempre pronta ma frutto di una tendenza costruita abilmente da chi gioca per consuetudine al massacro.

Probabilmente il popolo sovrano vorrebbe il parlamentare con la pala per compiacersi. Una di quelle soddisfazioni da piccoli uomini che tralascia il dovere di un rispetto più alto, in un momento in cui sarebbe più utile e più giusto fare gruppo.

Ma così non è e forse non sarà, creando l’ennesima contrapposizione tra le tante facce di un’Italia ancora immatura. L’Italia di chi da un lato lavora in silenzio rappresentando uno Stato che c’è. E quella di chi giudica ad alta voce standosene, come sempre, con le mani in mano.

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